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Lo spacciatore sotto estorsione si lamenta: “Qua non si può fare più niente…”

Il gruppo del ras dei Casalesi Antonio Mezzero avrebbe tentato un’estorsione anche a due narcotrafficanti, gestori della droga a Grazzanise e nei comuni vicini.
A cura di Nico Falco
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Spaccio di droga, immagine di repertorio
Spaccio di droga, immagine di repertorio

Il gruppo che faceva capo ad Antonio Mezzero, ras dei Casalesi scarcerato dopo quasi 24 anni di reclusione, avrebbe tentato di imporsi anche nel mercato degli stupefacenti, esigendo una tangente da quelli che aveva individuato come egemoni nel settore nelle loro aree di influenza, nel Casertano. Lo hanno ricostruito gli inquirenti anche sulla scorta di intercettazioni, finite agli atti nell'ordinanza che è stata eseguita dai carabinieri questa mattina, 14 ottobre, nei confronti di 14 indagati.

Mezzero, secondo gli inquirenti, avrebbe tentato di costruire un nuovo gruppo criminale legato alla frangia Schiavone-Zagaria del clan dei Casalesi; tra gli episodi ricostruiti anche le intimidazioni ad una giovane coppia che, dopo essersi rifiutata di abbandonare l'abitazione, aveva subìto l'incendio della propria automobile.

La tangente sulle piazze di spaccio

Le intercettazioni sono state captate nell'ambito di altri due procedimenti penali e riguardano lo spaccio di droga nel comune di Grazzanise. A parlare sono due uomini, non indagati in questo procedimento, uno dei quali ritenuto dagli inquirenti gestore del traffico di stupefacenti anche nei comuni limitrofi.

Nel corso di una conversazione, che risale al primo ottobre 2021, uno dei due chiede come procedono gli affari. E l'altro risponde: "Eh… qua non si può fare più niente". Il motivo sta nel fatto che "qua mò vogliono essere… mò vogliono essere pagata la settimana… il mese…". L'interlocutore a questo punto gli chiede se stesse facendo riferimento all'altro narcotrafficante, e l'uomo risponde: "No no no… pure lui deve pagare", per poi aggiungere che a chiedere la tangente ad entrambi era "Daviduccio Grasso", che gli inquirenti identificano in Davide Grasso, tra gli indagati raggiunti da misura cautelare in carcere dell'operazione di oggi.

L'intercessione per non pagare l'estorsione

L'estorsione non si sarebbe consumata perché uno dei due narcotrafficanti si sarebbe rivolto a un suo conoscente, che sarebbe intervenuto ponendo il veto su quella richiesta di denaro ed evitando che entrambi dovessero sottostare alla richiesta.

L'uomo non è stato individuato ma per gli inquirenti, si legge nell'ordinanza, si tratterebbe di "un soggetto avente spessore criminale da ritenersi quantomeno equivalente" a chi aveva chiesto l'estorsione, circostanza che, rileva il gip, "conferma che la vicenda estorsiva in esame si è dipanata in un contesto camorristico".

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